Credo che negli interventi precedenti si sia già detto molto. La penisola è composta da tante unità diverse tra loro su tanti punti, ma allo stesso tempo simili o affini per altri.
I 150 anni passati insieme, di cui la prima parte in modo praticamente "forzato", sono serviti ad amalgamare, per quel che si poteva, popolazioni e culture diverse, a smussare le differenze più spigolose.
In fondo la storia è un continuum che conosce direzioni infinite che possono essere dirottate "in qualsiasi momento", fasi di unificazioni e divisioni, riunificazioni e di nuovo divisioni. Ma io credo che ora la storia segua un corso un po' diverso, un attimino più "illuminato", almeno in modo sufficiente per non cadere in buffonate come la secessione o l'odio razziale (tanto è inutile girarci intorno, i leghisti formato Broghezio, Calderoli ecc sono di quella pasta li).
Mi trovo invece concorde con il giornalista Aldo Cazzullo alloché ha fatto una buona sintesi di ciò che è italiano. Parafrasando il concetto a parole mie, italiano è tutto ciò che si trova all'interno dell'Italia come noi la conosciamo, sia a livello nazionale, come la lingua italiana, l'espresso ecc. come anche a livello locale, il piatto siciliano, il dialetto napoletano, il barocco fiorentino o la sagra trentina.
Il punto è che tutto funziona veramente quando alla valorizzazione e all'attaccamento per la propria "piccola patria" (la propria dimensione locale o regionale) si affianca il riconoscimento e il senso di appartenenza anche per la "grande patria", ovvero l'Italia.
Non a caso in polacco "Italia" si dice "Włochy", che è un plurale...