"Tutti i giorni"

Temat przeniesiony do archwium.
Ciao a tutti!!!
Vi mando qualcosa da leggere. Una piccola racconta scritta dal mio amico.
Buona lettura!


TUTTI I GIORNI

Si incrociavano tutti i giorni.
Arrivava quasi sempre prima lui.
La mattina, alle otto e mezzo, si dirigeva in fondo alla banchina della metropolitana, in attesa del vagone di testa.
E di lei.
Che arrivava, quasi sempre, qualche secondo dopo, appena in tempo per salire sul treno insieme. Lei lo guardava per qualche secondo e faceva una piccola smorfia con la bocca, che voleva essere un sorriso ma che la timidezza trasformava in qualcosa di indefinito. Lui all'inizio pensava che fosse una smorfia di fastidio per... e così via per settimane, un fraintendimento a testa.
Non si erano mai scambiati una parola.
Sul treno facevano in modo di trovarsi l'uno di fronte all'altra.
Lui guardava lei che distoglieva lo sguardo. Poi lei guardava lui che distoglieva lo sguardo. Lui scendeva in Turati, lei una fermata prima, Montenapoleone. Poco prima della fermata di lei si guardavano per qualche secondo, senza distogliere lo sguardo.
Era il loro modo di parlarsi.
"Tu sei la donna più dolce del mondo", diceva lui.
"Tu sei l'uomo più timido del mondo", diceva lei.
Poi lei scendeva e lui pensava che fino alla mattina dopo non l'avrebbe rivista. perché non erano mai riusciti a capire i rispettivi orari di ritorno. Non si erano mai incrociati, nemmeno per caso. In realtà avevano degli orari vicinissimi, dieci minuti di differenza, ma non lo avrebbero mai saputo.
Qualche mattina lei arrivava un po' in ritardo. Lui lasciava passare il treno, avrebbe preso quello dopo.
"A me piace pensare che tu abbia perso il treno apposta, per aspettarmi", diceva lei.
"E a me piace pensare che quando ti sei accorta di essere in ritardo hai fatto in fretta per vedermi", diceva lui.
"E' così... lo so che è strano... ma ho avuto paura di non vederti...", "Non è strano... oppure siamo strani tutti e due...".
Qualche mattina uno dei due non arrivava. Una volta lui aveva avuto la febbre. lei lo aveva aspettato dieci minuti, lasciando passare tre treni. Alla fine si era rassegnata. non si erano visti per tre giorni, che il fine settimana aveva portato a cinque.
Il lunedì, alle otto e mezzo, quando lei si era diretta al fondo della banchina l'aveva trovato lì, che l'aspettava.
Si erano fatti la consueta smorfia indefinita. Che era il loro modo di darsi il bentornato.
"Cosa è successo? Mi sei mancato", aveva detto lei.
"Ho avuto la febbre... Non vedevo l'ora di guarire, ci credi?, aveva detto lui.
"Ci credo".
Un giorno, sul treno, lui l'aveva guardata in modo più intenso del solito.
"Sarebbe bello poter salire assieme, su, camminare assieme, parlare... perché io lo so che con te..." le aveva detto.
"...anch'io lo so...", aveva risposto lei.
Quella era stata l'ultima volta che si erano visti.
Il padre di lei era morto il giorno dopo e lei era andata a stare dalla madre, per non lasciarla sola.
Era rimasta con lei per qualche mese.
Lui nel frattempo aveva cambiato lavoro e non aveva più preso la metropolitana.
A distanza di anni, anche adesso ogni tanto si pensano.
Pensano che non si sono mai parlati, non si sono mai conosciuti, non si sono mai nemmeno salutati.
Forse era tutto nella mia testa, pensa lei certe volte.
Forse mi sono inventato tutto, pensa lui certe volte.
Come vi piace?
L'ho letto. Non e' male pero'. Un classico schema di un racconto, certe volte mi sembra un po' ingenuo, ma generalmente direi che mi piace. E poi, ti fa pensare perche' e' relativo un po' a noi tutti, non credi? Complimenti. L'autore e' polacco oppure italiano?
L'autore e' italiano. Purtroppo non so scrivere cosi' bene italiano.
Vi l'ho presentato perche come hai detto tu riguarda a tutti noi. Ed e' anche un buon esempio per imparare e miglirare italiano.

Saluti!
per me ha scritto un polacco

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