Il sabato sera a Varsavia si chiama "Paparazzi". E' il nome di un locale con ingresso libero per gli stranieri, ingresso limitato per i polacchi (limitato al loro 740), tappeto rosso per le ragazze, meglio se bionde e ipertruccate. In effetti e' uno spettacolo vederle arrivare tiratissime con le loro pettinature alla moda, i vestitini aderenti, le scarpette luccicanti che scendono da un taxi dandosi un tono da grandi vip. Ma a guardarle bene sono solo cenerentole del sabato sera venute dalla provincia e che vivono accatastate nei mega condomini vecchio-socialista alla periferia della citta'. Non studiano perché non ne hanno voglia, non lavorano perché costerebbe fatica ma inseguono il sogno di un facile benessere o di una veloce arrampicata sociale sfruttando il nuovo status symbol della Varsavia bene: la sponsorizzazione di una ragazza (anzi spesso più di una). Farsi la mantenuta insomma. Mentre le loro coetanee, la stragrande maggioranza, si sfiancano sui libri per imparare la terza lingua o prendere la seconda laurea oppure si riposano dopo una stressante settimana di lavoro, loro sono lì, sculettanti, a caccia di sponsor. Attenzione però perché possederne una è un vezzo costoso e una droga pericolosa: nuoce gravemente alla salute (e al portafoglio). Colin, inglese ma di madre italiana, ne sa qualcosa. Brizzolato, bella presenza, titolare di un'impresa di costruzioni che fa affari in tutto il paese per poco, una volta, non ci lasciava le mutande (ma ci ha lasciato la moglie). Lei era giovanissima, biondissima, bellissima da far perdere la testa. E la testa lui ce l'ha persa davvero. Ha chiesto il divorzio, le ha comprato un appartamento, la macchina nuova, l'ha riempita di regali costosi. Poi un bel giorno macchina sparita, appartamento venduto e numero di cellulare disattivato. Scomparsa, volatilizzata, tra le braccia di qualche altro pollo forse. Puo' capitare anche questo. "Ma adesso mi sono fatto piu' furbo" mi sussurra facendo salutini a due cacciatrici di dote che si avvicinano ammiccanti. "Lo vedo, lo vedo" gli rispondo ma lui ormai ha i pensieri (e qualcos'altro) rivolti altrove.