Tecniche di seduzione e relative conseguenze (ovvero il solito post troppo lungo della Didona
L’antefatto: il sabato è giornata di figuracce e aneddoti gustosi. Sabato scorso un mio aneddoto, peraltro già noto a tutti da tempo, ha suscitato molta ilarità. Non quanta ne abbia suscitata la rissa fuori dal Manera o il Capo della Festa che entrava e usciva dal Manera stesso in bici, ma comunque un po’ ne ha suscitata. Il che mi ha ispirato un post, che oltre a raccogliere gustosi momenti di vita vissuta da tramandare ai posteri vuole pretenziosamente essere fonte di illuminazione per quel paio di persone che frequentano il sito e in questo periodo stanno cercando di rimorchiare una determinata persona, con risultati non ottimali (le persone in questione hanno capito).
Inoltre il mio Busca è in evidente e disperata crisi creativa, e io non lo posso abbandonare così (dopodiché si arrangia).
Ecco quindi, direttamente dalla Didona, alcune linee strategiche per conquistare la persona desiderata.
TECNICA 1- DOVE C’E’ SIMPATIA & IRONIA NON C’E’ MAI DUE DI PICCHE.
(Partendo dal presupposto che l’ironia è il sale della vita). Codesta strategia può rivelarsi vincente, a patto ovviamente di avere senso dell’umorismo, a patto che ce l’abbia anche l’altra persona, e a patto, vabbè, che le battute facciano ridere. Sconsigliato nell’adolescenza perché gli adolescenti hanno spesso un informe senso dell’humour: per quanto possa sembrare impossibile, se parlo con X di musica e dico “Oh, io adoro i Pooh” mi sembra EVIDENTE che sto facendo dell’umorismo (mi perdonino i fans dei Pooh). Giocarsi così male la carta dell’umorismo porta a spiacevoli conseguenze. No, non il due di picche, quello no. Ma che l’anno dopo, per il tuo compleanno ti regalano il CD “Un posto felice” (con tanto di biglietto con dedica allusiva all’ambigua e ORRENDA canzone: Dimmi di Si). E il regalo non era ironico, garantisco.
TECNICA 2- IN FONDO A CHE SERVE IL CERVELLO? SE DIO AVESSE VOLUTO CHE LO SFOGGIASSI NON LO AVREBBE NASCOSTO SOTTO I CAPELLI.
Si può provare a puntare tutto sull’aspetto fisico, o per lo meno sulle doti migliori che si posseggono, ma mantenendo sempre un certo contegno. Mai eccedere, per la gran carità…
Inutile che perdi un’intera serata della tua esistenza da sedicenne per metterti giù da battaglia se poi vai in un locale affollatissimo e a metterti in difficoltà bastano un solo gin lemon e un po’ di pressione psicologica (per la precisione: vai in bagno, c’è una ressa incredibile fuori dalla porta, un po’ confusa cerchi di sbrigarti, esci dal bagno, percorri circa dieci metri - almeno 300 persone ti hanno già visto - prima di intuire che qualcosa non va…La minigonna, tutta accartocciata nella parte posteriore, è semi- infilata nelle calze… - concedetemi un minuto di silenzio-).
(Un paio d’anni dopo il tuo ragazzo ti dirà: “No no, io sapevo già chi eri, e comunque ti avevo già vista una sera che tu…”).
TECNICA 3 – ADESSO TI FACCIO SU IO…
Per i più raffinati, dotati di virtù dialettiche e davvero in possesso di solida cultura o comunque di conoscenze settoriali e specifiche da condividere con un interlocutore di pari grado chessennò si rimediano figure inenarrabili. E mai, dico mai, simulare o vantare conoscenze che non si posseggono realmente.
A tal proposito geniale l’idea di compiacere Tizio Caio affermando a gran voce: “Come no? Pessoa? Lo adoro” senza mai aver letto NULLA dell’autore in questione. Perché poi ogni tentativo di spostare la conversazione sul colore dei capelli di un passante qualsiasi è vano e conseguentemente vieni scoperta, umiliata e poi presa in giro per tutta la durata della storia (fortunatamente breve).
TECNICA 4 – IL COLPO ECLATANTE.
Se 1,2,3 falliscono o se si ama il rischio…Si può tentare il numero, il colpo da maestro, la carta del “ti sorprendo e ti faccio mio”, la cosiddetta soluzione finale. Ma la tecnica richiede molta professionalità, non si improvvisa, il colpo ad effetto va meditato e pianificato nei minimi particolari, perché sia sensazionalmente perfetto nella sua apparente casualità.
Se appena ti sbagli un attimo rischi una figura ABOMINEVOLE e nessuna buca sarà mai abbastanza profonda da seppellire te e tutta la tua umiliazione.
Uno dei miei grandi colpi eclatanti ho cercato di metterlo a segno neanche in Italia, no, sono andata in trasferta, in Croazia, a coprirmi di ridicolo (la Fede-Pellagra ha capito e già è piegata in due dalle risate).
Viaggio studio, primo anno di università (anni 19, se l’elemento può costituire perlomeno un’attenuante generica). Taverna a Porec. Professore autoctono di indiscutibile fascino. Vinello bianco che scende giù facilmente, gradazione elevata ma come non sentirlo, a parte quella leggera sensazione di ginocchia di pastafrolla, viso paonazzo ma cervellino assolutamente lucido…
L’affascinate professore si ritrova attorniato da uno stuolo di ragazzine intente a rendersi ridicole nel patetico tentativo di giocare alle femmes fatales (queste situazioni sono quelle che, causando un corto circuito alla normale attività celebrale femminile, rendono le donne meritevoli di certe prese in giro… e lo dico pur stimando generalmente molto la categoria femminile a cui d’altra parte orgogliosamente appartengo).
…Le donne son fatte così, scatta subito la competizione…
Ne eliminiamo immediatamente sei o sette al primo turno. Rimaniamo in quattro. Comincia l’assedio vero e proprio. La situazione necessita tattica, pianificazione strategica… “M” è molto carina, ha previdentemente optato per una scollatura (come ho potuto mettere un dolcevita, diamine), è abile nell’ammiccamento e nel sorriso strategici. Molto pericolosa, sebbene priva di humour e di vivacità. “F” è bruttina e tenta la via dell’ironia e della simpatia (ma le sue battute non fanno ridere e in più rimane sciaguratamente bruttina e quindi poco temibile). L’insidiosa “C” ha tutto il fascino dell’intelligenza e una sua eleganza particolare, in più gioca abilmente coi lunghissimi, stupendi capelli neri, dicendo solo cose interessanti e ironiche e facendo considerazioni appropriate e competenti sul vino, di cui si intende (mentre io intuisco solo la differenza tra bianco e rosso, in virtù della differenza cromatica).
L’unica via praticabile, constatata la possibile debacle, è tentare il colpo eclatante, almeno la frase ad effetto…Mi concentro. Ragionerei meglio, se avessi bevuto meno (ma che tutte ‘ste bottiglie le avremo mica svuotate tutte noi?).
Raccolgo con fatica i pensieri. Ma è evidente che anche le altre sono piegate dalla logorante guerra di posizione e dall’alcool. Devo pensare alla strategia…Devo riuscire…Devo…
E in quel mentre avviene il fattaccio. Chiamiamolo pure il GESTO ECLATANTE.
Improvviso, imprevisto, inaspettato, involontario (e ci mancherebbe), ma sicuramente ECLATANTE. Accade…Quello che accade in alcuni casi alle persone che hanno bevuto, quella cosa che andrebbe fatta in un angolino buio e deserto fuori dal locale, con l’amico fidato che ti tiene la testa, quella cosa che ad ogni modo non andrebbe mai, per nessuna ragione, fatta addosso ad un uomo, figurati poi se è un docente universitario...
Mmmm…Colpito, l’ho colpito, non ci piove. Imbarazzo carico di esterrefatta costernazione. Lui deve averne viste nella vita, perché non si scompone, prende un fazzoletto, si pulisce senza fare una piega. Vergogna è una parola del tutto inadeguata al concetto che vorrei esprimere. La mia ultima, residua speranza è che un meteorite molto grande colpisca la città.
Cribbio, mai che un meteorite colpisca la terra, quando serve.
Torniamo in albergo in silenzio costernato. Io, regina della figure di merda, con le mie cortigiane (chi non sapesse qual è il secondo significato della parola “cortigiana” si munisca di adeguato dizionario).
Se ci ripenso…Non mi sono mai divertita tanto…
Uuuh.
Nessuna brutta figura mi ha mai fermato. Anzi…
Dedico nostalgicamente questo post a tutti i ragazzi che ho avuto, inspiegabilmente meravigliosi con la sottoscritta. E già che ci sono anche a quei due idioti che mi hanno dato quelle specie di due di picche.
[il CD dei Pooh l’ho regalato alla mamma della cara Ale, ho quasi smesso di indossare minigonne, ho imparato ad apprezzare col tempo i versi di Pessoa e a non dire le bugie, non sono mai più andata in Croazia.]
Nella foto in alto: rara testimonianza fotografica della famosa serata croata. I volti sono resi irriconoscibili per ragioni che oserei definire, più che evidenti, ECLATANTI.
L’antefatto: il sabato è giornata di figuracce e aneddoti gustosi. Sabato scorso un mio aneddoto, peraltro già noto a tutti da tempo, ha suscitato molta ilarità. Non quanta ne abbia suscitata la rissa fuori dal Manera o il Capo della Festa che entrava e usciva dal Manera stesso in bici, ma comunque un po’ ne ha suscitata. Il che mi ha ispirato un post, che oltre a raccogliere gustosi momenti di vita vissuta da tramandare ai posteri vuole pretenziosamente essere fonte di illuminazione per quel paio di persone che frequentano il sito e in questo periodo stanno cercando di rimorchiare una determinata persona, con risultati non ottimali (le persone in questione hanno capito).
Inoltre il mio Busca è in evidente e disperata crisi creativa, e io non lo posso abbandonare così (dopodiché si arrangia).
Ecco quindi, direttamente dalla Didona, alcune linee strategiche per conquistare la persona desiderata.
TECNICA 1- DOVE C’E’ SIMPATIA & IRONIA NON C’E’ MAI DUE DI PICCHE.
(Partendo dal presupposto che l’ironia è il sale della vita). Codesta strategia può rivelarsi vincente, a patto ovviamente di avere senso dell’umorismo, a patto che ce l’abbia anche l’altra persona, e a patto, vabbè, che le battute facciano ridere. Sconsigliato nell’adolescenza perché gli adolescenti hanno spesso un informe senso dell’humour: per quanto possa sembrare impossibile, se parlo con X di musica e dico “Oh, io adoro i Pooh” mi sembra EVIDENTE che sto facendo dell’umorismo (mi perdonino i fans dei Pooh). Giocarsi così male la carta dell’umorismo porta a spiacevoli conseguenze. No, non il due di picche, quello no. Ma che l’anno dopo, per il tuo compleanno ti regalano il CD “Un posto felice” (con tanto di biglietto con dedica allusiva all’ambigua e ORRENDA canzone: Dimmi di Si). E il regalo non era ironico, garantisco.
TECNICA 2- IN FONDO A CHE SERVE IL CERVELLO? SE DIO AVESSE VOLUTO CHE LO SFOGGIASSI NON LO AVREBBE NASCOSTO SOTTO I CAPELLI.
Si può provare a puntare tutto sull’aspetto fisico, o per lo meno sulle doti migliori che si posseggono, ma mantenendo sempre un certo contegno. Mai eccedere, per la gran carità…
Inutile che perdi un’intera serata della tua esistenza da sedicenne per metterti giù da battaglia se poi vai in un locale affollatissimo e a metterti in difficoltà bastano un solo gin lemon e un po’ di pressione psicologica (per la precisione: vai in bagno, c’è una ressa incredibile fuori dalla porta, un po’ confusa cerchi di sbrigarti, esci dal bagno, percorri circa dieci metri - almeno 300 persone ti hanno già visto - prima di intuire che qualcosa non va…La minigonna, tutta accartocciata nella parte posteriore, è semi- infilata nelle calze… - concedetemi un minuto di silenzio-).
(Un paio d’anni dopo il tuo ragazzo ti dirà: “No no, io sapevo già chi eri, e comunque ti avevo già vista una sera che tu…”).
TECNICA 3 – ADESSO TI FACCIO SU IO…
Per i più raffinati, dotati di virtù dialettiche e davvero in possesso di solida cultura o comunque di conoscenze settoriali e specifiche da condividere con un interlocutore di pari grado chessennò si rimediano figure inenarrabili. E mai, dico mai, simulare o vantare conoscenze che non si posseggono realmente.
A tal proposito geniale l’idea di compiacere Tizio Caio affermando a gran voce: “Come no? Pessoa? Lo adoro” senza mai aver letto NULLA dell’autore in questione. Perché poi ogni tentativo di spostare la conversazione sul colore dei capelli di un passante qualsiasi è vano e conseguentemente vieni scoperta, umiliata e poi presa in giro per tutta la durata della storia (fortunatamente breve).
TECNICA 4 – IL COLPO ECLATANTE.
Se 1,2,3 falliscono o se si ama il rischio…Si può tentare il numero, il colpo da maestro, la carta del “ti sorprendo e ti faccio mio”, la cosiddetta soluzione finale. Ma la tecnica richiede molta professionalità, non si improvvisa, il colpo ad effetto va meditato e pianificato nei minimi particolari, perché sia sensazionalmente perfetto nella sua apparente casualità.
Se appena ti sbagli un attimo rischi una figura ABOMINEVOLE e nessuna buca sarà mai abbastanza profonda da seppellire te e tutta la tua umiliazione.
Uno dei miei grandi colpi eclatanti ho cercato di metterlo a segno neanche in Italia, no, sono andata in trasferta, in Croazia, a coprirmi di ridicolo (la Fede-Pellagra ha capito e già è piegata in due dalle risate).
Viaggio studio, primo anno di università (anni 19, se l’elemento può costituire perlomeno un’attenuante generica). Taverna a Porec. Professore autoctono di indiscutibile fascino. Vinello bianco che scende giù facilmente, gradazione elevata ma come non sentirlo, a parte quella leggera sensazione di ginocchia di pastafrolla, viso paonazzo ma cervellino assolutamente lucido…
L’affascinate professore si ritrova attorniato da uno stuolo di ragazzine intente a rendersi ridicole nel patetico tentativo di giocare alle femmes fatales (queste situazioni sono quelle che, causando un corto circuito alla normale attività celebrale femminile, rendono le donne meritevoli di certe prese in giro… e lo dico pur stimando generalmente molto la categoria femminile a cui d’altra parte orgogliosamente appartengo).
…Le donne son fatte così, scatta subito la competizione…
Ne eliminiamo immediatamente sei o sette al primo turno. Rimaniamo in quattro. Comincia l’assedio vero e proprio. La situazione necessita tattica, pianificazione strategica… “M” è molto carina, ha previdentemente optato per una scollatura (come ho potuto mettere un dolcevita, diamine), è abile nell’ammiccamento e nel sorriso strategici. Molto pericolosa, sebbene priva di humour e di vivacità. “F” è bruttina e tenta la via dell’ironia e della simpatia (ma le sue battute non fanno ridere e in più rimane sciaguratamente bruttina e quindi poco temibile). L’insidiosa “C” ha tutto il fascino dell’intelligenza e una sua eleganza particolare, in più gioca abilmente coi lunghissimi, stupendi capelli neri, dicendo solo cose interessanti e ironiche e facendo considerazioni appropriate e competenti sul vino, di cui si intende (mentre io intuisco solo la differenza tra bianco e rosso, in virtù della differenza cromatica).
L’unica via praticabile, constatata la possibile debacle, è tentare il colpo eclatante, almeno la frase ad effetto…Mi concentro. Ragionerei meglio, se avessi bevuto meno (ma che tutte ‘ste bottiglie le avremo mica svuotate tutte noi?).
Raccolgo con fatica i pensieri. Ma è evidente che anche le altre sono piegate dalla logorante guerra di posizione e dall’alcool. Devo pensare alla strategia…Devo riuscire…Devo…
E in quel mentre avviene il fattaccio. Chiamiamolo pure il GESTO ECLATANTE.
Improvviso, imprevisto, inaspettato, involontario (e ci mancherebbe), ma sicuramente ECLATANTE. Accade…Quello che accade in alcuni casi alle persone che hanno bevuto, quella cosa che andrebbe fatta in un angolino buio e deserto fuori dal locale, con l’amico fidato che ti tiene la testa, quella cosa che ad ogni modo non andrebbe mai, per nessuna ragione, fatta addosso ad un uomo, figurati poi se è un docente universitario...
Mmmm…Colpito, l’ho colpito, non ci piove. Imbarazzo carico di esterrefatta costernazione. Lui deve averne viste nella vita, perché non si scompone, prende un fazzoletto, si pulisce senza fare una piega. Vergogna è una parola del tutto inadeguata al concetto che vorrei esprimere. La mia ultima, residua speranza è che un meteorite molto grande colpisca la città.
Cribbio, mai che un meteorite colpisca la terra, quando serve.
Torniamo in albergo in silenzio costernato. Io, regina della figure di merda, con le mie cortigiane (chi non sapesse qual è il secondo significato della parola “cortigiana” si munisca di adeguato dizionario).
Se ci ripenso…Non mi sono mai divertita tanto…
Uuuh.
Nessuna brutta figura mi ha mai fermato. Anzi…
Dedico nostalgicamente questo post a tutti i ragazzi che ho avuto, inspiegabilmente meravigliosi con la sottoscritta. E già che ci sono anche a quei due idioti che mi hanno dato quelle specie di due di picche.
[il CD dei Pooh l’ho regalato alla mamma della cara Ale, ho quasi smesso di indossare minigonne, ho imparato ad apprezzare col tempo i versi di Pessoa e a non dire le bugie, non sono mai più andata in Croazia.]
Nella foto in alto: rara testimonianza fotografica della famosa serata croata. I volti sono resi irriconoscibili per ragioni che oserei definire, più che evidenti, ECLATANTI.