piano la figura di Giovanni Paolo II.
Wojtyla ha davvero cambiato la Storia e le coscienze di fedeli e non credenti? Qual è il tuo ricordo del Papa polacco?
Era un sabato sera come tanti altri, quel 2 aprile di un anno fa. Una leggera pioggia cadeva sui vetri della mia macchina, mentre mi accingevo a raggiungere i miei amici in città, come ho fatto tante e tante altre volte.
Si dice che la pioggia sia fatta dalle lacrime degli angeli, e forse quella sera era davvero così. Non sono mai stato molto cattolico durante la mia vita: sì, è vero, in chiesa comunque ci vado di tanto in tanto, ma forse senza quella necessaria convinzione che contraddistingue l’uomo cattolico da quello laico.
Accendo la radio per ascoltare musica come al solito, ma tutto è silenzio di fronte alla notizia che in qualche modo tutti si aspettavano, che però fa male come una pugnalata al cuore anche se te lo immagini, anche se non sei credente: il Papa è morto.
Karol Wojtyla, che per noi è sempre stato Giovanni Paolo II, è stato un pontefice davvero importante: per la Chiesa, per la politica e per la storia. Suo infatti è il più lungo pontificato dai tempi di San Pietro, sua la mediazione tra URSS e USA negli ultimi anni della guerra fredda, che portò alla storica caduta del Muro di Berlino. Lui fu il primo Papa dell’area comunista, lui fu il primo straniero dopo tantissimi anni a prendere possesso delle stanze vaticane.
Lui ha svelato il 3° segreto di Fatima, lui ha vissuto i crimini del nazismo sulla sua pelle.
Ma soprattutto… lui ha portato la croce di Cristo nonostante la malattia, nonostante chi lo invitasse a mollare: il suo fisico era sempre più debole, ma il suo spirito era sempre più forte. E di una fortezza fatta di semplicità e immensa devozione nella religione cristiana.
Ecco chi era e cosa rappresentava per me Karol Wojtyla: forza, speranza, devozione e attaccamento alla religione. Sarebbe stato meglio per me seguirlo di più e questo rimpianto, nel momento immediatamente successivo all’annuncio radiofonico, si è preso possesso di me fino a farmi piangere. A far piangere me, io che vengo spesso definito Cuore di Pietra per il mio distacco emozionale.
E’stato come se fosse morto il mio vecchio nonno. Ma questo Papa è stato per noi giovani un po’ il terzo nonno, o il nonno che alcuni non hanno mai potuto vivere… lui che con i giovani aveva un bellissimo rapporto ed è riuscito (in gran parte dei casi, anche se con me evidentemente non è bastato) ad avvicinarli maggiormente al mondo ecclesiastico.
Non dimenticherò mai le sensazioni di quella sera perché anche se non sono stato così credente, Giovanni Paolo II era parte di me, della mia esistenza.
Ed è con queste piccole e personali parole che voglio ricordarlo ad un anno dalla sua scomparsa: facciamo sì che la sua figura non venga mai dimenticata, ma anzi… celebrata in Italia e nel mondo come simbolo della cristianità e dell’amore verso Dio e il prossimo.
Grazie di tutto, grande Karol... spero tu possa ricevere nel migliore dei modi quell'angelo che è il piccolo Tommaso, barbaramente ucciso da quelle bestie dei suoi rapitori. Proteggilo, mi raccomando!