Pensiero per un’amica (a Stefania)
di Isabella Colucci
Ci siamo riconosciute, a dispetto di persone, situazioni, luoghi e tempi sbagliati.
Ci siamo parlate, consapevoli di usare la medesima, concreta, autentica lingua, quella per cui ‘cane’ è cane, ‘amore’ è amore, e non altro. E in quella stessa lingua, fonéma evocativo di vissuti e ricordi paralleli, di comune sentire, di significati coincidenti, abbiamo continuato a parlare.
Ci siamo specchiate l’una nell’altra, scoprendo le molte differenze, le tante similitudini e di queste ci siamo entrambe arricchite.
Ci siamo evitate, oppure cercate, quando sentivamo che così doveva essere.
Ci siamo perse mille volte su strade parallele fatte di inganni quotidiani, e mille volte riprese.
Ci siamo studiate, poi scoperte e raccontate. E sostenute, regalate, divertite, commosse, abbracciate, abbronzate ed ammalate insieme.
Abbiamo fatto insieme le valigie, ancora rifatte e disfatte, per andar via da una casa che casa non era.
Abbiamo aperto libri diversi ed uguali, nutrito interessi diversi ed uguali, sognato in modi diversi ed uguali: ed insieme abbiamo spalancato le finestre verso orizzonti più ampi e ambiziosi.
Ed eravamo presenti, quando una aveva bisogno dell’altra. Non una lacrima, non un sorriso è andato disperso, ma raccolto e conservato nelle nostre stesse mani.
Ci siamo illuse insieme e insieme disilluse.
Ed ancora oggi il tuo sorriso è il mio sorriso, le tue lacrime sono le mie lacrime.