infermiere polacche-per fabus65

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Hejka:) nie chce zasmiecać ale wklejam to o co prosisz;)INFERMIERE POLACCHE 'INVADONO' EUROPARLAMENTO PER PROTESTA
Contro direttiva su riconoscimento qualifiche professionali

Bruxelles, 11 ott. (Apcom) - L'invasione delle infermiere polacche, dopo tanti falsi allarmi, è finalmente avvenuta: ma solo nei corridoi del Parlamento europeo di Bruxelles. Una folta delegazione arrivata da Varsavia, infatti, ha installato presidi che saranno in funzione oggi e domani all'interno del palazzo 'Altiero Spinelli' per offire un 'check-up' gratuito a eurodeputati e assistenti, in modo da dimostrare la loro professionalità e soprattuto per protestare contro una direttiva Ue che rischia di escluderle dal mercato del lavoro europeo.

Sotto accusa è la direttiva 2005/36 sul riconoscimento delle qualifiche professionali, che obbligherà le infermiere della Polonia a sostenere un corso di formazione aggiuntivo, con durata dai 3 ai 5 semestri e costo di 3-4.000 zloty (circa 750-1.000 euro). Una clausola che secondo le associazioni di categoria e l'eurodeputato polacco Bogdan Golik Pse - ospite dell'iniziativa delle infermiere - è "discriminatoria", visto che si applica solo ai polacchi, e in considerazione del fatto che lo stipendio medio nel settore è di 1.200 zloty al mese (meno di 300 euro).

I promotori dell'iniziativa hanno spiegato, in una conferenza stampa all'Europarlamento, che se la direttiva non sarà emendata, a partire dal 2010 in poi l'80% delle infermiere polacche perderà il diritto di lavorare nell'Ue.

E, teoricamente, anche in Polonia, anche se il ministro della Sanità di Varsavia ha promesso che non ci saranno ripercussioni sul fronte domestico. Le rappresentanti delle infermiere hanno inviato 30.000 cartoline al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e al primo ministro polacco, Jaroslaw Kaczynski, per sollecitare un intervento sulla questione.

Sempre secondo gli organizzatori della protesta, dal momento dell'adesione di Varsavia all'Ue (maggio 2004) sono andate a lavorare all'estero 31.000 infermiere polacche
L'infermiera venuta dall'est
La storia di Barbara, infermiera polacca, giunta in Italia tre anni fa
di Gaia Baracetti
È stato un medico che lavora con lei all’ospedale di Udine a mettermi in contatto con Barbara, descrivendola come una ragazza in gamba e preparata. Barbara è un’infermiera; viene da Olsztyn, nel nord della Polonia. Lì ha frequentato il liceo infermieristico, poi, mentre lavorava come infermiera, è riuscita a laurearsi in pedagogia, con specializzazione nell’arte dei bambini, una sua passione.
“Ho lavorato tredici anni in Polonia - racconta - però la vita economicamente lì è molto più difficile, c’è un’enorme differenza tra quelli che guadagnano tanto e quelli che guadagnano poco e c’è molta disoccupazione. Un’infermiera, con il suo stipendio, non riesce, per esempio, a comprare casa nè a organizzare la sua vita come qua”.
Barbara ha lasciato la Polonia per problemi economici ed è venuta in Italia tre anni fa, tramite una cooperativa polacca, anche se adesso ha un contratto direttamente con l’ospedale. Prima di venire però ha seguito un corso di italiano: “mi sembrava giusto impararlo un po’: solo i disperati vanno all’estero senza sapere la lingua locale”.
Sono in tante ad aver preso la stessa decisione di Barbara: “Nel periodo in cui sono venuta io - dice - sono arrivati due gruppi di infermiere polacche con due cooperative diverse, circa quarantacinque persone in tutto.” La situazione in Polonia è difficile, secondo lei: “purtroppo negli ultimi anni tante persone giovani vanno all’estero a lavorare, non solo in Italia: anche in Inghilterra, Stati Uniti, Germania, tanti in Svezia”.
“All’inizio per me è stato uno stress - racconta Barbara - però dopo tre anni sto meglio. I primi tre mesi ho lavorato con un tutor e mi sentivo tranquilla, dopo però ho dovuto iniziare a lavorare da sola con tutte le responsabilità, fare terapia, fare il giro col medico. E questo per me era stressante, molto stressante.”
Barbara non era venuta con l’intenzione di restare: “Non avevo progetti fissi, non sapevo quanto tempo sarei rimasta, pensavo di stare un po’ e poi tornare in Polonia, che è la mia casa. Invece poi ho incontrato un uomo, friulano, e adesso i miei progetti stanno cambiando”.
Ha anche ricominciato a dipingere, come faceva in Polonia: ha appena partecipato a una mostra a Udine, e a settembre esporrà anche a Venezia.
In Polonia ci torna due o tre volte l’anno: “prima di venire qua sognavo le vacanze in Italia; adesso è il contrario”. è molto legata alla sua terra: “Se avrò bambini penso che resteremo qui, però i miei figli dovranno sapere il polacco e dovranno conoscere la Polonia”.
In Italia Barbara si trova molto bene: “non è stato difficile fare amicizia, gli italiani sono un popolo molto aperto, simpatico, a cui piace parlare, ascoltare storie, raccontare, vogliono sapere com’è la Polonia, si interessano.E poi viaggiano tanto, sono curiosi del mondo”.
Barbara dice di non sentirsi in concorrenza con le infermiere italiane “perché sono esattamente come in Polonia: c’è qualcuna che lavora meglio, qualcuna che lavora peggio o magari ha poca pazienza, dipende dal carattere della persona”.
In generale non si sente vittima di discriminazione, tranne per un episodio che mi racconta: “ho chiamato in radiologia, e la persona che ha risposto, appena ha sentito che ero straniera, anche non conoscendomi, ha subito detto che voleva parlare con qualcun altro”.
Alla domanda se le è mai capitato di dover assistere qualcuno, magari anziano, che parlava solo friulano, dice che le è successo, e allora bisognava chiedere aiuto ad altri colleghi. Ma questi pazienti non si lamentavano, anzi. “Ho imparato al corso di lingua italiana che dopo la guerra anche in Italia non si stava tanto bene, tante persone sono emigrate all’estero per lavoro. Allora tanti tra questi pazienti anziani dicevano: anch’io sono stato per lavoro all’estero, io ti capisco, non ti preoccupare. E questa è una cosa bella, che fa piacere.”
--da forum di nursesarea.it------------------------------------------------------------------------------

Ciao a tutti, in questi giorni si sta provvedendo, nella casa di cura, dove lavoro (clinica privata, convenzionata), a fare delle assunzionia a tempo determinato, rinnovabili, di 6 mesi in 6 mesi, ad alcune infermiere polacche.
Fin qui nulla di particolarmente strano se non per il fatto che non sono iscritte a nessun collegio IPASVI e la nostra amministrazione ritiene, inoltre, che esista una legge (ma non ci ha dato gli estremi !!!)dove per esercitare, con contratto a tempo determinato, non sia necessario essere iscritto al collegio IPASVI, tantomeno sono obbligate ad iscriversi !!!!!!!!!!!!
Quindi, per il nostro ufficio del personale, possono lavorare anni ed anni senza dove adempiere all' iscizione al collegio IPASVI.
A me non risulta nulla di tutto cio' anzi sapevo che l'iscrizione al collegio era uno dei cardini fondamentali per esercitare la professione.
Il contratto di lavoro ARIS AIOP e Fond Don C. GNOCCHI prevede l' obbligo di iscizione.
Se qualcuno e' a conoscenza di qualche caso analogo o conosce qualche legge "speciale" o postilla, sarei grato se me la comunicasse al fine di impedire che questo fenomeno prenda piede. Grazie mille.
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Baraonda nella residenza anziani in seguito all’improvvisa defezione di alcune dipendenti, che hanno abbandonato il posto di lavoro senza preavviso

Marostica, scoppia il giallo degli infermieri in fuga

Sette polacche lasciano l’Rsa, la cooperativa le denuncia per "mancato servizio". I sindacati: «Malcontento dovuto a paghe non regolari»
Marostica

L'intervento del prefetto. Una denuncia alla questura di Vicenza e un'altra all'ispettorato del lavoro. Un esposto al collegio degli infermieri professionali. Una segnalazione ai carabinieri di Marostica. E i sindacati che tornano all'attacco contro la privatizzazione dei servizi pubblici. Una baraonda quella che sta accadendo alla Rsa, residenza sanitaria assistita di Marostica, legata alla «fuga» di sette infermiere polacche, che pochi giorni fa, di punto in bianco, non si sono presentate al lavoro svanendo praticamente nel nulla. Secondo i sindacati per problemi legati allo sfruttamento degli infermieri immigrati, secondo la cooperativa Quadrifoglio (che ha preso in appalto la gestione pochi mesi fa) per mancanza di correttezza e convenienza personale.

Fatto sta che è stata la coop ad avviare la sfilza di denunce ed esposti di cui sopra. Perché, come sostiene Angelo Visentin, responsabile del personale, è il Quadrifoglio la parte lesa e non viceversa: il vuoto improvviso ha causato disagi e problemi nella struttura dell'ex ospedale, non ancora risolti a distanza di giorni per la difficoltà sempre più stringente di reperire personale infermieristico.

Da cui la decisione di far pagare lo scombussolamento alle transfughe dell'Est, denunciate dunque per «mancato servizio e abbandono del domicilio». Le polacche sono infatti in Italia con permesso di soggiorno legato al posto di lavoro infermieristico a Marostica: 24 mesi, secondo il contratto firmato, con abitazione messa a disposizione (gratis) dai datori di lavoro. Secondo la legge Bossi-Fini, se il rapporto di lavoro viene risolto debbono tornarsene al loro Paese.

I sindacati, pur non addentrandosi nel merito della «fuga», offrono un'altra lettura della vicenda: «Con il Quadrifoglio c'è stata una vertenza sindacale - spiega Corrado Marchetti, esperto di coop della Cisl - . In pratica da parte loro persisteva un rifiuto a pagare l'indennità spettante al personale infermieristico. Noi perciò abbiamo scritto al prefetto, chiedendo una mediazione tra le parti. Siamo stati convocati a Vicenza ed è stato trovato l'accordo economico. Poi so che però, nell'ultima busta paga, alcune infermiere si sono trovate alcune trattenute impreviste in busta paga. Di lì forse la scelta di andarsene».

Mario Moro, che nella Cisl rappresenta i pensionati, rispolvera la polemica sulla privatizzazione della sanità: «Le coop oggi si aggiudicano le gare con ribassi incredibili. Poi, chiaramente, da qualche parte quei soldi li vanno a risparmiare e il personale è una delle prime voci a farne le spese. Perché gli infermieri dell'Est arrivano tutti a Marostica? Come si può affidare gli anziani a gente che non sa la nostra lingua? Forse perché è personale che accetta turni massacranti e viene pagato poco. La privatizzazione dei servizi pubblici, senza il dovuto controllo dell'Ulss, sta portando ad anomalie devastanti».

Il Quadrifoglio, che ha sede a Pinerolo e gestisce servizi sociali in nove regioni d'Italia, si difende con i denti. Visentin contrattacca senza peli sulla lingua: «Non accettiamo accuse di sfruttamento, né di scadimento qualitativo. Facciamo 40 milioni di fatturato all'anno, abbiamo 2600 soci: vi pare che possiamo permetterci di lavorare male? Noi il personale lo andiamo a prendere all'Est perché in Italia non si trova più. Buste paga da fame? Agli infermieri , immigrati compresi, diamo tutto secondo contratto e anche qualcosa di più. In più offriamo il domicilio, i corsi di lingua italiana, le spese burocratiche per il trasferimento in Italia». Allora perché la fuga delle polacche? «Sono state allettate da offerte migliori. Ma l'hanno fatta grossa: sono scappate di notte, dopo aver ritirato l'ultimo assegno di dicembre, lasciandoci in panne. Una scorrettezza di cui dovranno rispondere».

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grazie maricca

spero anche altri lo trovino interessante
LE COOPERATIVE è LO SFRUTTAMENTNTO CONSENTITO DALLO STATO E DAI SINDACATI
Czesc Maricca. Sono polacca infermiera in Italia da 10 anni. Mi scrivi per favore, mia mail [email] A presto, pa, Renia
tutto questo non è colpa delle infermiere ... è colpa delle coop... e questo succede proprio nelle case di cura per anziani e nelle strutture private, abbatteri i costi per avere il massimo rendimento o se vogliamo chiamarlo diversamente.... per sfruttare al massimo
la sanita' al giorno d'oggi è nell'occhio del ciclone le istituzioni e media non fanno altro che parlare male e denigrare il lavoro, ma ormai non danno piu' le possibilita' per lavorare, cosi' poi ci scandalizziamo quando escono le notizie deli ospizi laegher,con maltrattamenti o ddiritttura i pazienti sedati tutto il giorno cosi' danno meno fastidi e problemi... ci vuole un cambiamento... ma radicale e alla base
sono d'accordo con te! e' colpa delle cooperative e ...nostra politica:(
Temat przeniesiony do archwium.

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