Eh, ragazzi, quanto è difficile combattere contro gli stereotipi sugli italiani all'estero.... ;);)
2 lettere a Beppe Severgnini in "Italians" (Corriere della Sera):
-----
Budapest. Gli italiani? Tutti a donne
Caro Severgnini,
ho 21 anni e con due amici si è deciso qualche mese fà di visitare Budapest, attirati dalla nomea di citta trasgressiva pullulante di bellissime ragazze. Non c'è che dire, fama rispettata, night in ogni angolo e ragazze stupende, ma qui viene la nota dolente... il 90% dei soggetti che girano per le vie principali sono italiani, maschi, sulla trentina il cui unico obbiettivo non è "rimorchiare" (cosa abbastanza agevole) ma trovare una ragazza di facili costumi, una venere per passare un'oretta nella camera dell'albergo. "Perchè perdere tempo nella "caccia" se si può tranquillamente aquistare la prestazione?" Così mi è stato risposto alle domande poste loro per capire la psicologia dell'italiano a Budapest. Severgnini, io non sono un moralista e anzi non disdegno la trasgressione; ma penso che questa situazione non sia trasgressione ma degrado... e, mi dispiace dirlo, siamo solo noi italiani a farlo.
Cristiano Lazzari
Martedi' 23 Gennaio 2007
--
Caro Cristiano,
avresti dovuto vedere cos'era Budapest (Varsavia, Praga, Mosca e soprattutto Bucarest) negli anni '80! Negli atrii degli alberghi c'erano frotte di fanciulle a pagamento, giorno e notte - e gli italiani erano sempre clienti affezionati e numerosi. Molte ragazze si accontentavano di regali: e gli italici pollastri, naturalmente, dicevano che era seduzione (o, peggio, amore). Ricordo che, durante le insurrezioni del 1989, molti connazionali, per una donna, sfidavano rivolte, polizia, carri armati e posti di blocco. Avanspettacolo dentro la storia.
Domanda (seria): perché noi italiani siamo sempre in prima fila, quando si tratta di Sesso & Turismo? In Asia competiamo con nordeuropei e americani; ma a Cuba, in Brasile, a Santo Domingo, in Europa e in Africa orientale non abbiamo concorrenti. Quando c'è una ragazza di mezzo, siamo i più entusiasti (e bisogna dire, i più generosi e gentili).
Latin lovers? Sessuomani? Macché. Io credo che sia una questione di protagonismo: il desiderio di sentirsi importanti, voluti, coccolati, eroi per un giorno o due. Il piacere di conquistare, scegliere e decidere. Anche a costo di pagare per tutto questo.
Io credo che sia proprio lo squilibrio di potere che rende eccitanti questi rapporti, per molti uomini. E' un fenomeno antico come il mondo, che però tra gli italiani resiste ancora (è come se l'educazione e la cultura non fossero ancora riuscite a modificare quest'istinto). A molti uomini il rapporto - corteggiamento (infinito), preliminari (parecchi), sesso (poco) - piace proprio perché si sentono "in controllo". Il potere sarà davvero afrodisiaco?
Beppe Severgnini
----------------
Italiani “in caccia” nell’Europa dell’est
Caro Beppe,
leggo sorridendo la lettera sugli italiani a Budapest C. Lazzari, 23 gennaio). Essendo export area manager per l'Est Europa, vedo qualsiasi tipo di animale italico negli hotel a quattro o cinque stelle. A Bucarest alloggia "il gran lavoratore veneto", colui che ha portato lavoro e stipendio sicuro alla popolazione e che, in quanto tale, necessita di una ricompensa prendendosi la vergine del posto (come Dracula nel mitico "Fantozzi contro Dracula"). A Mosca in un hotel davanti alla piazza Rossa una armata di bionde e brune attendono la calata del "barbaro impellicciato lombardo", il quale dà per scontato che la temperatura media annuale sia -39°C e quindi si attrezza di conseguenza, distribuendo poi pellicce alle prede (salvo strappargliele in camera). A Varsavia gironzola fischiettando "l'apostolo romano", che sbandierando alte conoscenze in Vaticano conquista le fedeli con la storia del diavolo in inferno (Boccaccio anyone?). A Praga la "schola cantorum napoletana" fa la coda al Bigsister, ovviamente per ricevere il dvd alla fine della performance (mica sta in fila per la performance stessa!). A Bratislava arriva solo "colui che vede avanti", il Prometeo della situazione, e poco importa che sia di Torino o di Bari o di Genova: la città si gira in mezz'ora e l'atterraggio è garantito, specie nei locali in zona pedonale. A Kiev c'è Dante, padre del nostro idioma, col codino bianco lungo lungo, disposto ad insegnare la lingua alla ragazza che "ama tanto Talia e Taliani", e si chiede perché un suo giovane connazionale (il sottoscritto) non sia spinto da tale spirito umanistico, nonostante abbia frequentato il liceo classico. Lo ammetto: in Est Europa non mi comporto da italiano vero. Cordiali saluti,
Vanni Martignago
Mercoledi' 24 Gennaio 2007
----------------