Beh, Ste... mi sa che allora siamo dalla stessa parte della barricata: essere favorevoli al fatto che l'aborto sia regolato da una legge non significa "aver piacere che più aborti ci sono meglio è"... Io vorrei con tutto il cuore che un giorno arriveranno ad essere zero, e sono certo anche tu, per cui non vedo tutta questa differenza.
Genio:
1)“il bene assoluto è la parola di Dio”:
- primo problema: la parola di Dio va interpretata, e sai benissimo che enorme evoluzione ha avuto nella storia questa interpretazione… ai tempi delle Crociate o dei roghi e delle torture verso chi osava dire che è la terra a girare intorno al sole e non viceversa, non mi sembra che l’interpretazione della parola di Dio fosse di “non uccidere”; ma anche restando a pochi decenni fa, il lasciar morire una donna pur di non farle fare il parto cesareo perché “non naturale” pena la scomunica, lo consideri un “rispetto per la vita?”
- secondo problema: ti rendi conto che la logica conseguenza di quello che affermi è che chiunque non creda nel tuo Dio (o meglio, nell’interpretazione che la tua Chiesa ne dà) diventa automaticamente IL MALE? E se tutti i gruppi politici o religiosi del mondo pensassero questo, credi si realizzerebbe quella pace tra gli uomini che Dio certamente vorrebbe?
2)“Ogni persona potra' dire che vive secondo il suo morale. E' una cosa terribile”: fino a che non si fa del male agli altri (quindi ovviamente l’esempio che fai tu del violentare una donna non vale…) io non ci vedo proprio niente di male nell’essere diversi: se una persona è omosessuale e vuole vivere in serenità di fianco ad una persona dello stesso sesso che ama, perché la società deve fargli la guerra in nome di una “morale” comune? L’aborto è un tema delicatissimo che non può essere risolto a colpi di DOGMI perché per difendere una vita che nasce forse ne distruggi una che c’è già…
Se una ragazza rimane incinta a 15 anni da un ragazzo che non ha nessuna intenzione di costruire una famiglia con lei, chi siamo io, tu o il Papa per obbligarla ad avere un figlio che crescerà senza un padre, con una madre immatura, a rischio di esaurimenti nervosi continui per non aver vissuto la sua gioventù come le sue amiche, quasi dovesse “produrre quel figlio” come una catena di montaggio solo per la società e non invece per crescerlo con amore sentendolo come la cosa più bella che può capitare? Forse obbligandola a partorire rispetterai la vita di un embrione di poche settimane ma pensi di rispettare la vita di quella ragazza? E di chi dovrebbe condividere con lei quella strada? Ma soprattutto: deve essere lei e solo lei che a decidere! Fosse mia figlia sicuramente cercherei di fare di tutto per aiutarla a scegliere per la vita e non per l’aborto ma se alla fine lei decidesse che non se la sente… come potrei obbligarla a mettere al mondo una creatura che probabilmente odierà dal primo minuto in cui respirerà?