Roma – 24 dicembre 2010 - L’Alto Adige e il Trentino non vogliono quote
dei nuovi flussi di ingresso. “Ci sono già troppi disoccupati”
spiegano le amministrazioni delle due province autonome.
“L'economia avrebbe preferito lavoratori stranieri che costano meno, ma
in questo momento abbiamo 8-10 mila disoccupati. Le imprese facciano la
loro parte e assumano la manodopera che è già presente sul territorio”
spiegava martedì scorso, sul quotidiano Alto Adige, il governatore
provinciale Luis Durnwalder.
Il capo della ripartizione lavoro Helmuth Sinn ha comunicato quindi al
ministero del lavoro rinuncia dell'Alto Adige alla quota di lavoratori
extracomunitari non stagionali. Tra le motivazioni, l’aumento del tasso
di disoccupazione anche tra gli stranieri e il fatto che si può attingere
liberamente al mercato del lavoro romeno.
Anche a Trento si frena sui flussi. ''Finora abbiamo sempre tenuto conto
delle richieste degli imprenditori, ma io invito tutta la giunta a tener
presente anche altri dati: primo tra tutti quello riguardante il reddito di
garanzia” ha detto oggi l'assessore alle politiche sociali Ugo Rossi.
“Abbiamo 2.500 stranieri – ha aggiunto Rossi - che prendono il reddito
di garanzia perché sono disoccupati. Per questo motivo non possiamo
permetterci di chiamare altri lavoratori immigrati. Ne abbiamo già tanti
senza un lavoro. Prima di chiamarne altri, troviamo il lavoro a loro''.
La posizione del Trentino Alto Adige troverà riscontro, con ogni
probabilità, nella ripartizione territoriale degli ingressi del decreto
flussi, che ancora non è stata fatta. Le imprese delle provincie autonome
che presenteranno domanda saranno penalizzate rispetto a quelle delle
Regioni che non hanno espresso veti sui nuovi ingressi.